IMG_20130716_124258Il santo, omaggio a Dino.

Il santo viveva in Paradiso. Via della Contemplazione numero 39. Non godeva di una buona vista, ma la riteneva sufficiente. Di fronte alla sua abitazione si trovava la casa dell’apostolo Matteo che nei giorni di inverno gli oscurava quasi tutta la facciata. Per fortuna l’inverno paradisiaco durava poco più di un mese terrestre ogni anno divino.

All’inizio non era così, ma con l’arrivo di tutti gli uomini onesti giunti quassù il Capo si era dovuto organizzare con un nuovo sistema di rotazione simile a quello messo a disposizione per la Terra. Da quel momento nessuno si lamentò più. Proprio nessuno. Nemmeno i Papi, che prima vivevano in penombra vicino all’ascensore per il purgatorio; anche per loro adesso c’era luce in abbondanza. Mi ricordo il primo giorno che arrivai qui, ero in fila per ricevere le chiavi della mia camera all’hotel Luce quando all’improvviso mi girai per il baccano e vidi una schiera di uomini in abito talare lamentarsi anche con l’ausilio di slogan molto rispettosi e molto divertenti. Furono subito accontentati. Dal Capo naturalmente. Esiste poca burocrazia quassù e le decisioni vengono prese dal Capo in persona e risultano essere sempre le più efficienti e le più eque. Abbiamo un parlamento stabile che rinnoviamo ogni tre mesi perché i deputati si annoiano tremendamente e tutti si prodigano a dare il cambio ai propri compagni in tempi brevi. Anche io ho fatto il deputato per ben tre volte da quando sono arrivato. A tutti prima o poi tocca di ricoprire questo ruolo. Solo il santo non lo ha mai fatto. Quassù è sufficiente che qualcuno si lamenti di qualcosa e subito viene accontentato in maniera cordiale e repentina. Il santo non si è mai lamentato; di niente. È dura non lamentarsi per quasi 1300 anni, ed è per questo credo che sia divenuto santo. Quando ero laggiù credevo che i santi venissero proclamati dagli uomini, da noi stessi; certamente non da tutti noi, ma comunque da umani in vita, invece è stato molto bello e divertente scoprire che i santi sono nominati direttamente dal Capo. Per esempio Tommaso d’Aquino quassù non è ritenuto santo: si occupa del settore classici greci e latini della biblioteca di via della Beatitudine e si fa delle grosse risate quando qualche nuovo arrivato gli si rivolge con l’appellativo del santo. Per non parlare di quell’appassionato di birre sempre in festa con gli amici! Beh..come si chiama..Patrizio! Lui dice sempre che dovrebbero far santa la birra, ma il Capo non lo farebbe mai perché bisognerebbe trovare un posto sufficientemente adatto in via della Contemplazione e una cosa è accasare una persona un’altra è posizionare tutta la birra che c’è quassù.

Non sono molti di numero i santi, credo che siano una decina, ma non li ho mai visti tutti insieme quindi non posso dare un’idea molto precisa sulla loro quantità; i beati invece li conosco tutti: trentatré uomini eccezionali. È gente tranquilla e rispettosa, sempre pronta a darci una mano. Se un giorno ti perdi in via dell’Infinito non devi fare altro che chiamare uno di loro; in pochi attimi sei di nuovo a casa tua e magari ti fanno compagnia per un po’ di tempo, sempre che nel frattempo non si perda nessun altro!

Anche loro, come i santi, sono nominati direttamente dal Capo per i loro valori morali. Hanno solo due settimane di riposo l’anno, ma durante queste spesso compiono gli stessi gesti di tutti i giorni. Sono persone eccezionali. Davvero. Tutti i giorni alla stessa ora ci svegliano con il dolce suono delle campane: dolce come la luce del mattino e innamorato come le loro anime.

Da quando sono quassù ho il compito di redigere un diario giornaliero di ciò che accade e ciò che non accade nella giornata quotidiana: è un compito molto leggero e molto divertente; qui tutti hanno un compito assegnatogli da un serafino impiegato all’ufficio della quotidianità. Il mio vicino di camera per esempio si occupa tutto il giorno allo studio della meteorologia: non è sempre bello il tempo quassù come si possa pensare, perché anche qui c’è bisogno di acqua così come ce n’è bisogno sulla Terra. È il Capo che ha pensato a questo mettendo qualche nuvola qua e là nel cielo. Qualche tempo fa è piovuto parecchio per molti giorni e gli agricoltori di via del Dono del Signore erano preoccupati per i loro raccolti e così si sono lamentati: dopo un paio d’ore splendeva il sole come non mai e noi tutti abbiamo mangiato pomodori rossi e grossi come meloni. È stato un ottimo anno per l’agricoltura quello appena passato.

Anche il santo fu visibilmente contento per la cesta di pomodori trovata fuori dalla porta di casa sua; credo che li abbia mangiati con un filo d’olio e il pane di cherubino. Quassù il pane è buonissimo, i fornai sono un po’ schivi, ma si sa che il pane degli angeli, che a mio avviso è il più buono in assoluto, è di ricetta segreta. A pensarci bene non ho mai parlato con nessuno di loro direttamente, ma chi li ha conosciuti dice che sono grandi lavoratori e persone eccezionali. Un giorno di questi magari andrò a trovarli nei loro laboratori per fare due parole e conoscerli meglio, oppure a giocare a carte! Quassù si racconta che mentre gli angeli aspettano che termini la cottura del pane giocano a carte tra di loro, e siccome sono tutti magnifici giocatori le loro partite finiscono sempre in parità; magari capita la mano più fortunata e quella un po’ meno, ma alla fine la fortuna è equamente distribuita. Questo non vale solo per gli angeli, ma per tutti noi. È il Capo che l’ha deciso, così nessuno può lamentarsi di avere avuto di più o di meno di un altro compagno.

Il santo, come i suoi pari, ha sempre tutto ciò di cui necessità in quantità superiore, ma lui dona le eccedenze ai suoi vicini con spontaneità. L’apostolo Matteo, infatti, organizza sempre grandi cene proprio con le eccedenze del santo e così si rendono felici molte persone in più. Durante le cene si fanno sempre un sacco di risate e di giochi di gruppo; qualcuno coglie anche l’occasione per alzare un po’ il gomito, come Noè per esempio.

Un beato mi ha raccontato che durante una festa divertentissima “Giona”, il padrone di casa, chiese al Capo di allungare un po’ la giornata per poter proseguire la festa e il Capo lo accontentò. Ma la cosa divertente è che nessuno si preoccupò di avvisare Morfeo, il responsabile del dormitorio, e lui tutto agitato prese a chiamare chiunque per avere notizie sul mancato ritorno dei suoi ospiti. Si prese un grosso spavento quella volta: anche qui si può avere paura. Solo il santo non aveva mai paura. Domani quassù sarà festa grande: ci saranno fiere e mercatini in ogni piazza e in ogni via del centro, e chi non vorrà restare nel caos della città potrà tranquillamente andare al mare. Abbiamo un mare bellissimo sempre a nostra disposizione a una sola mezzora di treno e dove ci rechiamo per avere un poco di tranquillità: qualcuno poi organizza gare di raccolta di conchiglie o altri giochi da spiaggia, ma i più se ne vanno al mare per riposare. Il santo non era mai stato al mare, non ha mai avuto bisogno di tranquillità. Beh, che dire di più, è arrivata l’ora di andare a dormire, perché, come appena detto domani sarà un giorno molto impegnativo; adesso mi sdraierò nel letto cercando sollievo così come immagino che faccia anche il santo.

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