Porta del caso

laddove si entra…

Ho appena sostenuto un esame, anzi due. Sono andati bene, ottima chiacchierata di quasi due ore portata dove volevo io; ogni volta che gli argomenti scivolavano via io li riprendevo appena appena per rimetterli sul binario; tra i vari talenti posso avere, questo lo riconosco: portare interlocutori a fare o dire ciò che voglio. Mettimi alla prova, sono sicuro di riuscire a farlo. La parola è poietica. Ti sogno tutte le notti, o quasi. Stanotte ho sognato di dividere la mia vita con te. Non è un mistero, non voglio perderti. Prima ho riletto il XXI capitolo del Piccolo Principe, quello della volpe. Sembra scritto per noi. Quando la volpe dice “Piangerò..” io sento un brivido nella schiena che non immagini. Non so se potrò vivere davvero con te ciò che mi resta, ma spesso me lo auguro. In pochi mesi mi hai cambiato, chissà cosa faresti con gli anni. Sono innamorato di te. Quando lo dico ho paura, ho vergogna, ma non posso fare altrimenti, devo dirtelo. Devi sapere. Spesso ti parlo come fossi un maestro; maestro del nulla. Ma quanto mi piace il nulla, ci sono cresciuto nel nulla, è il mio humus umido e secco allo stesso tempo. E’ tutto ciò che posso e voglio avere. Ti parlo da maestro ma non ho nulla da insegnarti, anzi, credo di aver imparato moltissimo da te: in silenzio ti ho seguita, ti ho ascoltata, ti ho vista agire. In silenzio ti ho conosciuta. Credo di essere un abile osservatore. Ti parlo per dirti ciò che penso, ciò che credo possa servirti. Quando ti dico che la parola è poietica, forse non capisci il perché. Ma tu scrivi per me! E questo è poietico fino all’osso, è estremamente pratico. Ti dico un sacco di aneddoti che non ti serviranno mai a nulla, ma quando non avrai nulla, se mai arriverà questo momento, il nulla non sarà così vuoto per te. Un giorno forse sarai sola e guardando fuori dalla finestra penserai alla frase di Fitzgerald che avevo messo nel saggio sui mass-media (La vita si osserva molto meglio da una finestra sola). Non la ricordavi, vero? Io credo di aver buona memoria, in quel che mi interessa, ovvio. Quel giorno non sarai sola a guardare fuori dalla finestra, ci sarà Fitzgerald, ci sarà il mio faccione con gli occhi tristi che legge nella tua mente questa frase. Non importa se avverrà domani o tra cento anni, quel giorno accadrà, perché tutto accade, e allora saremo eterni, come mai prima d’ora, come mai in futuro. Solo l’attimo è eterno. L’istante è eternità pura, distillata, sopraffina. Sai quanto ho impiegato a credere di amarti? Un secondo, forse meno, mentre cercavo di guardarti almeno un occhio. Ecco perché credo nell’amore eterno, perché è durato un attimo l’inizio. Ehi, sono felice e il grosso della felicità di questi giorni la devo a te. Ho paura di tutto, ma ne sono così felice che non puoi credere. Solo essendo felice credo di sentir meno la paura. Non devo pensare a nient’altro, è difficile. La domanda che mi lacera ogni giorno è sempre la stessa, da molti mesi a questa parte, forse da gennaio, forse poco tempo dopo. La domanda, ripeto, è sempre quella: che ne sarà di noi? Ho talmente paura di una risposta che non la cerco, non la voglio. Voglio perdermi nei tuoi occhi finché me lo concederai, voglio donarti aneddoti inutili finché ti andrà. Le cose sono sempre più facili di come sembrano, basta farle; ecco, io voglio guardarti, sognarti, pensarti, parlarti al telefono…

Non voglio tornare a essere vuoto, voglio riempirmi fino a scoppiare. Horror vacui. Mi piace usare la virgola fàtica come se stessimo parlando davvero. Io parlo poco al telefono, anche di questo ti chiedo perdono, ma non ci riesco; è come se parlassi con uno sconosciuto o nella migliore delle ipotesi è come se parlassi con te ma attraverso uno sconosciuto. Sono pazzo, lo so. In qualche modo vorrei riempirti di attenzioni, di frasi, di aneddoti, di tutto. Voglio omaggiarti, anche se tu pensi di non far mai niente, credimi che fai anche fin troppo. Sta nei punti di vista la visione delle cose. Guarda la luna, senza volerlo provoca le maree ma non fa nulla per gli uomini (il nulla è bellissimo); eppure quanti uomini hanno dedicato alla luna poemi e frasi e quadri e chissà quanto ancora. Il fatto è lì, nascosto. Non esiste il nulla, il far nulla, il dire nulla; tutto è movimento e se io guardo te e tu non ti muovi ciò non vuol dire che tu non stia attraendo me. Tutto è uno (oddio mi sento Plotino) e anche il movimento è uno, uno soltanto; così, se tu non ti muovi verso me, io mi muovo verso te: non cambia nulla, ci siamo avvicinati. Non so se ciò che scrivo ha un senso, non so proprio nulla (è il caso di dirlo). Anzi, so per certo una cosa: ciò che ho visto nei tuoi occhi ha allontanato il nulla da me.

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